16 marzo 2007

Monte dei Paschi di Siena


La discografia è in crisi e su questo non ci piove. Le statistiche dicono che si vendono sempre meno dischi e che si riduce sempre più il numero dei potenziali acquirenti perchè le nuove generazioni hanno altri interessi e se proprio proprio vogliono musica, se la scaricano da internet.
Sulle cause della crisi ci si può sbizzarrire: a seconda di chi li propone, i motivi sono la pirateria
(virtuale perchè in rete, reale perchè sulle bancherelle del mercato), l'Iva dei cd, il sistema radiofonico che non diversifica la proposta, la televisione che non passa musica, il diritto d'autore che non ha più senso di esistere. Si arriva a dire che "non ci sono più gli artisti di una volta!".
Bene! Quindi? Che vogliamo fare? O meglio, cosa voglio fare io?
Anni fa mi sono messo in testa di volermi occupare di musica e da quel momento è stato un continuo sentirmi dire "ma chi te lo fa fare, non c'è spazio, manca il business, la musica è in crisi e i motivi sono...(vedi sopra).
Devo ammettere che ogni tanto tutte queste sollecitazioni negative intaccano la mia granitica certezza di volermi occupare di musica. Spesso mi trovo in ufficio (ufficio? diciamo stanza, per non dire tugurio come lo ha definito un amico forse troppo realista), davanti al computer e mi domando: "e daesso? che faccio? che mi invento? chi chiamo? a chi dico che esisto, che faccio, che brigo e disfo?". Mi viene a trovare qualche artista, qualche giovane musicista pieno di idee, di intenzioni, di desideri e ambizioni e se mi becca in uno di quei momenti di certezza minata, lo riempio di dubbi e se ne va un po' più frustrato di quando si è seduto davanti a me. Ma quel che è peggio è che lui prende la porta e se ne va e, me lo auguro davvero, avrà modo e tempo di riprendersi e di manare a quel paese il mio cosmico pessimismo; io chiudo la porta, mi risiedo al computer e ricomincio a pormi quelle orribili domande...(vedi sopra).
Prima o poi la giornata finisce e torno a casa e accendo la tv.
Da qualche tempo a questa parte è a questo punto che succede qualcosa che ha dello straordinario: dal tubo catodico (o quel che ne rimane) esce una musica che non mi aspetto, che mi apre i polmoni, che mi bagna gli occhi, mi invita a un sorriso....è Paolo Conte e i suoi impermeabili a colorare i paesaggi tutti italici raccolti da Giuseppe Tornatore per invitarti ad andare in banca.
...e tutto riprende quota dentro di me...e non mi sento più sotto a un tram...perchè la canzone è il motivo per cui ci si sbatte in questo mio mondo e tutto il resto è incidentale, va e viene.
Ma una bella canzone è motivo sufficiente per sopportare e supportare.
E magari, apro anche un conto in banca.
Ale

1 commento:

Novunque ha detto...

ale ti capisco. e sono contenta di lavorare al fianco di una delle poche persone che in questo ambito non è diventato cinico e snob, ma ha ancora un po' di speranza. grazie! dani